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Collina di Belvedere, Firenze: passerà al buio il progetto di riassetto strategico di una zona pregiatissima della città?

Valutazione ambientale sapientemente schivata, informazione trascurata: conferenza stampa di Idra aperta ai cittadini

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Siamo dovuti andare noi, nei giorni scorsi, a suonare qualche campanello in zona per mostrare i documenti che siamo riusciti con fatica ad acquisire dall’amministrazione fiorentina. Che ne è degli interessi legittimi? Delle associazioni di categoria? Del Consiglio comunale?

E’ estate, nessuna informazione ai cittadini e per giunta siamo in regime di pandemia. In questa cornice, dopo lunga attesa e in videoconferenza, Idra ha potuto ottenere dai dirigenti di Urbanistica del Comune di Firenze protetti da mascherina d’ordinanza due brevi incontri virtuali per strappare qualche ragguaglio su una montagna di documenti difficilissima da districare: il progetto di riassetto strategico di una zona pregiatissima della città, abbandonata dal 1998 dopo essere stata sede della Scuola di Sanità militare fra Costa San Giorgio, Forte Belvedere, Villa Bardini e il Giardino di Boboli. Sta nelle carte, relazioni, delibere e allegati grafici relativi ai 16.137 mq del complesso, con cui dovrebbero misurarsi gli abitanti di Firenze entro venerdì 25 luglio per poter presentare osservazioni, proposte, obiezioni. Ma la data di scadenza, così come l’informazione sulle caratteristiche dell’intervento ipotizzato, a nessuno dei residenti è stata notificata. “Voi ci state dicendo che un’operazione così corposa e così delicata in un ambiente Unesco di Firenze possa e debba sfuggire alla conoscenza di dettaglio, e addirittura di massima, della popolazione. Noi rivendichiamo il diritto-dovere dell’Amministrazione Comunale a porgere ai cittadini un documento qualificato sul quale esprimersi!”. Con queste parole si è concluso il secondo breve colloquio via web ottenuto da Idra con le responsabili della Direzione Urbanistica lo scorso 15 luglio. A indicare che si contesta il metodo, prima ancora che i contenuti. Ricordando i liniti del proprio ruolo tecnico, l’arch. Stefania Fanfani e l’arch. Lucia Raveggi hanno invitato l’associazione a rivolgere questo tipo di rimostranze alla politica, in particolare al Consiglio comunale. Di qui l’impugnazione del procedimento da parte di Idra presso il sindaco e il difensore civico, e l’attesa che oggi dalla Sala dei Dugento emerga un sostegno a quel minimo sindacale di trasparenza che il mero buon senso civico reclama. La madre di tutte le iniquità sarebbe infatti licenziare la partenza di questa avventura progettuale in condizioni di opacità istituzionale. Non che manchino, beninteso, casi analoghi sotto il cielo delle democratiche amministrazioni locali. Succede in Mugello col progetto di impianto industriale di pale eoliche sui crinali dell’Appennino fra Vicchio e Dicomano, dove si sperimenta una singolare esperienza di ‘inchiesta pubblica’ regionale mutilata dall’emergenza sanitaria nazionale. Succede a Bagno a Ripoli, attorno a una pretesa ipotesi di recupero delle trecentesche Gualchiere di Remole, appannaggio di un ‘gruppo tecnico’ autoreferenziale istituito dalle amministrazioni comunali. Si chiama, nel lessico politico corrente, partecipazione

Qui siamo in presenza di un tessuto storico, architettonico e artistico particolarmente pregiato e appetibile, minacciato da un cantiere edile enorme, che intende trasformare un complesso ecclesiale edificato a partire dal 1300 in un moderno albergo di lusso, con annessi piscina e centro benessere, 1.000 mq di parcheggio sotterraneo accessibile con un tunnel carrabile e un ascensore inclinato che correrà proprio sopra il muro di cinta del giardino di Boboli per regalare agli agiati clienti un esclusivo colpo d’occhio sulla vetta della città. Ben descrivono il valore del luogo i progettisti: “Pur trovandosi a pochi metri dalle principali attrazioni di una delle città turistiche più ambite e visitate al mondo, il carattere precipuo che si respira tra queste mura è il silenzio, la pace, la tranquillità. Un’atmosfera rarefatta, adatta alla preghiera e allo studio, alla meditazione e all’esercizio. Un’atmosfera che parla di un luogo eletto, di gesti misurati, di riposo e di cura di sé, di ritualità e circolarità. Ecco allora, in continuità con la storia così presente e coerente allo spirito del luogo abbiamo immaginato di cogliere questo aspetto e dargli spazio, farlo crescere fino a farlo diventare la cifra caratterizzante dell’intero intervento”.

Per 70 anni, fino al 1998, il complesso ha ospitato la Scuola di Sanità Militare, per essere poi lasciato all’abbandono e al degrado. Idra non è certo avversaria delle attività economiche fiorentine. Ma dove sono state messe in atto, ci domandiamo, tutte le necessarie valutazioni di impatto, ambientale e sociale? Si prospetta infatti, in un contesto viario fragile, ripido e ambientalmente sensibilissimo, contiguo a beni pubblici di straordinaria importanza come il Giardino mediceo di Boboli, un intervento pesante, con volumi imponenti di scavo da realizzare.

Anche a prescindere dalla mobilità di cantiere, proviamo a immaginare semplicemente la mobilità a regime. Stando ai dati del progetto sottoposto al giudizio di Palazzo Vecchio è prevista la realizzazione di 85 camere standard (da 40 mq medi), 20 suite (55 mq medi) e 18 appartamenti (tra gli 80 e i 150 mq) per un totale di 6.371 mq abitati (il 50,41% della superficie netta). Il ristorante avrà una sala da 338 mq, e cucine e dispense per 280 mq. Il bar disporrà di 165 mq e di ulteriori 285 mq di spazi per eventi. Si parla di una cinquantina di vetture parcheggiate all’interno del complesso alberghiero, delle necessarie consegne delle forniture (biancheria, cibo, bevande, prodotti per le pulizie) e, pur nell’ipotesi di un’occupazione media del 50% dei posti letto, di circa 150 ospiti. Come ci arriveranno lassù? Si possono immaginare dai 500 ai 1.000 spostamenti giornalieri. Nell’attuale assetto viario non ci sono alternative a Costa San Giorgio, Costa Scarpuccia, Via dei Bastioni, Via San Leonardo, icone della viabilità storica fiorentina. Potrà mai sopportarlo la rete stradale locale?

Per quanto riguarda la salvaguardia del patrimonio culturale e paesaggistico dell’ex Scuola di Sanità Militare, la Soprintendenza fiorentina pare curiosamente aver dato il via libera all’operazione senza che si provveda a una preventiva Valutazione d’Impatto Strategica, la VAS. Idra tenterà di capire. Una curiosità: da una prima scorsa alla gran mole di materiale ricevuto il 7 luglio dopo la richiesta di accesso agli atti, fa sapere Idra, è risultato che una stessa firma compare in calce all’autorizzazione all’alienazione della ex Caserma, rilasciata per conto del Ministero nel dicembre 2013 dal Direttore Generale per i beni culturali e paesaggistici della Toscana, e successivamente, nel 2018, sotto il “Documento strategico e metodologico sui capisaldi del progetto di restauro”, uno dei numerosi allegati al progetto, pubblicato su carta intestata della Marzocco srl per il committente Ponte Vecchio Spa. Ricorre peraltro – nel verbale di seduta conclusiva del luglio 2016 – anche fra i nomi dei componenti della commissione giudicatrice della procedura concorsuale attivata come modalità per definire in maniera appropriata, acquisito un più approfondito livello di conoscenza, le nuove destinazioni d’uso da inserire nel complesso dell’Ex Caserma Vittorio Veneto”.

I brevi colloqui web con le responsabili alla Direzione Urbanistica del Comune di Firenze, hanno sortito, a giudizio di Idra, risultati paradossali. Le prescrizioni/compensazioni, generiche e astratte, imposte dall’Amministrazione al progetto presentato dal privato (divenuto proprietario anche della Villa medicea di Cafaggiolo), ammontano a una mezza paginetta di testo. Ma è solo a queste che, ci è stato chiarito, la popolazione potrà indirizzare oggi, e non più tardi del 25 luglio, le proprie osservazioni: non al progetto, che è invece già assai progredito e pericoloso nei dettagli. Col risultato che, successivamente, i cittadini saranno messi fuori gioco: ad altri sarà riservato il ruolo di gestire la partita della verifica delle incompatibilità del progetto, a occhio nudo macroscopiche, coi vincoli ambientali… Uno scenario poco decente, se pensiamo che una serie di scelte, descritte come essenziali per il ‘successo’ commerciale dell’operazione, appaiono praticamente già fatte, ma vengono prudenzialmente lasciate in sospeso in attesa che opportuni ‘atti separati’, o ‘previ accordi’, le ratifichino al momento opportuno. Ad esempio, l’accesso da Forte Belvedere riservato al resort per la movimentazione quotidiana di merci e rifiuti. Oppure l’ascensore di cristallo (un parallelepipedo di 4×2 metri) che correrà su un binario inclinato lungo il lato più elevato del perimetro immobiliare. Idra teme in sostanza ancora una volta l’effetto TAV: quello di sottoporre irresponsabilmente una comunità già abbastanza provata da lustri di amministrazione pubblica discutibile ad avventure progettuali impossibili. In altre parole, si teme che non siano stati adeguatamente approfonditi tanti temi tecnici circa l’impatto dell’insediamento: incompatibilità con la tutela dei beni storici, possibile sovraccarico infrastrutturale di un antico e delicato quartiere, disagio che subiranno residenti e operatori economici vicini.

Fumose anche le ‘condizionalità’. Non sono state ancora concordate, ad esempio, le modalità con cui torneranno fruibili al pubblico (non solo agli ospiti dell’Hotel) i chiostri affrescati nel XV secolo. Né si sa come saranno regolate le fasce orarie della servitù di passaggio per veicoli di servizio dall’area di Forte Belvedere. Non si sa come il complesso alberghiero impatterà con la fruizione dell’attiguo Forte Belvedere, con cui condividerebbe il parcheggio all’aperto. Si può solo immaginare, invece, l’impatto paesaggistico dell’ascensore inclinato che dovrebbe consentire agli ospiti dell’hotel di entrare al giardino di Boboli da un accesso esclusivo. Una soluzione che non è nel procedimento, ci è stato assicurato, sarà regolata con ‘separato atto’. Ma la possibilità di collegamento con il Giardino di Boboli e con Forte Belvedere figura esplicitamente fra gli obiettivi che si devono verificare, e fra le azioni da promuovere. D’altra parte, come si legge nelle carte, “nella soluzione proposta, al fine di alleggerire il carico di autoveicoli transitanti per la Costa San Giorgio, è stata indicata l’opportunità di poter istituire un punto di accesso pedonale al complesso in prossimità dell’ascensore inclinato che collegherà il giardino di Boboli con Forte Belvedere, in modo da poter essere utilizzato anche dai clienti dell’albergo che entreranno al Forte Belvedere pedonalmente”!

E il regime di circolazione stradale del quartiere resterà immutato? Quali sono i garage limitrofi che garantiranno di non condizionare transito e sosta dell’area? Né sappiamo che impatto potrebbe provocare la sofisticata impiantistica idraulica di un simile complesso immobiliare sul precario equilibrio idrogeologico della collina delle Rovinate, con gli impressionanti volumi di scavi previsti. La recente frana del lungarno Torrigiani ne ha dato una drammatica rappresentazione.



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