L’associazione traduce il messaggio dal Lussemburgo in lingua locale: un invito esplicito al cambiamento indirizzato al sindaco di Firenze Dario Nardella, al presidente della Toscana Enrico Rossi e al candidato presidente Eugenio Giani
Il testo della nota trasmessa
Gentilissimi,
non aveva forse tutti i torti Idra quando Vi segnalava che la città patrimonio dell’Umanità proprio all’Umanità farebbe torto accettando di lasciarsi penetrare da due lunghi tunnel perpendicolari alla falda a servizio di una stazione sotterranea faraonica che ospiterebbe due soli treni, uno che viene che da nord e uno da sud. Sì, perché questa volta a confermare la pericolosità della grande e costosissima opera dinanzi all’emergenza climatica si leva – dopo quella di studiosi come Luca Mercalli – la voce autorevole della Corte dei Conti europea, che fa giustizia della propaganda pseudoambientalista di cui si ammantano i sostenitori del mega-scavo nel ventre della città Unesco. Fra i quali, se non andiamo errati, ci sembra di dover annoverare anche i destinatari di questa lettera.
Scrive la Corte, a proposito dei benefici apportati da questo tipo di infrastrutture pesanti: “I vantaggi ambientali in termini di emissioni di CO2 devono tener conto degli effetti negativi della costruzione, e degli effetti positivi a lungo termine dell’operatività, una volta ultimata l’infrastruttura. In realtà, la costruzione di nuove grandi infrastrutture di trasporto è una fonte rilevante di emissioni di CO2, mentre i vantaggi ambientali dipendono dal volume di traffico effettivamente trasferito da altri modi di trasporto più inquinanti”.
Se questo vale per la TAV Torino-Lione, oggetto della Relazione speciale della Corte, altrettanto può dirsi per il doppio sotto-attraversamento TAV di Firenze, con doppia curva a 90 gradi, una ‘soluzione’ progettuale imposta frettolosamente alla città 21 anni fa senza contraddittorio, senza comparazione fra ipotesi alternative, persino – per la ‘stazione firmata’ Foster – senza Valutazione di Impatto Ambientale! E vale a maggior ragione oggi, in piena pandemia planetaria, quando persino la discutibile analisi costi-benefici prodotta dal passato Governo impallidirebbe oggi di fronte alla diagnosi severa della Corte e alla prognosi che gli scenari Covid descrivono per l’economia generale del Paese e per la stessa gestione dei trasporti.
Consideriamo in proposito i numeri dei materiali da impiegare annunciati quando, a marzo del 1999, venne approvato il progetto (ne risulta realizzata solo una minima parte: un quarto dello scavo per la stazione, spostata nel frattempo di alcune centinaia di metri dall’ubicazione originaria):
- oltre 1.700.000 metri cubi di inerti
- 300.000 metri cubi di sabbia
- 265.000 tonnellate di cemento
- 110.000 tonnellate di acciaio
- 372.000 tonnellate di conci prefabbricati
- 3.800.000 metri cubi di materiali di risulta da portare a discarica, e 145.000 provenienti da demolizioni;
- consumi di acqua programmati per 30 litri/secondo a Campo di Marte, 20 litri/secondo a Rifredi, 30 litri/secondo alla Stazione: dunque 80 litri/secondo, cioè 6.912.000 litri al giorno (se su 24 ore), 4.608.000 (se su 16 ore). Contributi idrici che – leggiamo – “dovranno esser in gran parte (orientativamente per 2/3) prelevati da pozzi industriali prelevati nella falda locale”.
Di fronte a queste cifre e al monito della Corte dei Conti europea, sarebbe opportuno che i paladini della forzatura TAV iniziassero rapidamente a ricredersi, invece di consentire che si continuino a gettare valanghe di risorse in un buco nero senza altro apparente risultato che ferite a cielo aperto in piena città, inchieste giudiziarie, fallimenti societari, precarizzazione dello scarso lavoro impegnato. Riascoltino l’appello di una sedicenne coraggiosa al Palazzo di Vetro dell’ONU lo scorso settembre. Se avevano un senso allora, oggi quelle parole dovrebbero risuonare ancora più forte nelle coscienze di tutti noi!