64 pagine di notiziario-dossier dell’associazione Idra
“Questa terra è la mia terra. Rimbocchiamoci le maniche!”. Questo il messaggio con cui si apre il corposo dossier in cui Idra si racconta al futuro, proponendo a inizio 2020 il più recente dei suoi cantieri di attività, “per una grande piccola opera nella valle del Terzolle”, a cavallo dei Comuni di Firenze, Sesto Fiorentino e Vaglia, nel bacino idrografico del torrente che, scendendo da Monte Morello, attraversa il quartiere di Rifredi dopo aver lambito la villa medicea di Careggi. Idra passa dalla denuncia alla proposta: urge “una conversione degli investimenti pubblici dalle cosiddette ‘grandi opere’ – caratterizzate da investimenti imponenti con manodopera proporzionalmente scarsa e avventizia, concentrati in aree spesso sacrificate sotto il profilo ambientale – a piccole opere diffuse e leggere, con ampia ricaduta occupazionale, mirate alla tutela, al restauro, al godimento e alla manutenzione permanente del territorio e dei suoi beni ecologici, storici e architettonici, e alla valorizzazione della sua vocazione produttiva”.
Obiettivo di questo cantiere, che ha già all’attivo una passeggiata sulle sorgenti e quattro tavole rotonde partecipate da istituzioni, associazioni e cittadinanza consapevole, è creare “molto lavoro con poche risorse pubbliche investite, piuttosto che poco lavoro con tantissime risorse”. Un modello diametralmente opposto a quello perseguito, con immane spreco di denaro pubblico e risorse naturali, da progetti nocivi alle popolazioni e al territorio: dalla TAV al Terzo Valico, dal Mose alla TAP, dalla Pedemontana alla Gronda.
Lungo questo percorso di riconversione ecologica dell’economia, che è necessario attivare subito anche su scala locale, l’associazione fiorentina menziona ed elogia il contributo delle giovani generazioni, pubblicizzando l’operato degli studenti che si sono dedicati all’adozione dell’ambiente e dei beni culturali. Ad esempio, gli allievi Fotografi di un istituto superiore fiorentino che proprio sulle rive del Terzolle si affaccia, il Leonardo da Vinci. Vengono indicati e suggeriti nel dossier i link a elaborati particolarmente pregevoli, realizzati anche al di fuori del perimetro cittadino, come nel caso della mobilitazione – condivisa con altre espressioni di cittadinanza attiva – per la rivitalizzazione delle trecentesche Gualchiere di Remole in riva d’Arno.
Questo prestigioso monumento manifatturiero medievale (“il maggiore impianto industriale dell’Europa pre-industriale” secondo Fernand Braudel), legato alla storia dell’Arte della Lana ma tuttora abbandonato al degrado benché di proprietà del Comune di Firenze, rappresenta solo uno dei tanti campi di intervento, denuncia e contrasto da parte di Idra. Nel dossier vengono documentate anche le vicende dell’ex Sanatorio Guido Banti a Pratolino, del raccordo autostradale Autopalio Firenze-Siena, dell’ex Panificio Militare di via Giovan Filippo Mariti a Firenze, dell’ipotesi progettuale del nuovo Centro sportivo della società AC Fiorentina a Bagno a Ripoli. Fino al grande tema – che ci chiama tutti a un intervento urgente e sistemico – dei cambiamenti climatici e della conservazione globale del pianeta.
Dopo aver ricordato “la scomparsa, esattamente due anni fa, del nostro grande ispiratore e amico Ferdinando Imposimato”, che tanto qualificato e prezioso sostegno ha accordato all’azione dell’associazione, Idra riserva metà dossier alla documentazione delle critiche condizioni di sicurezza della galleria appenninica e alla descrizione della grottesca vicenda TAV sul teatro di Firenze: “I moderni Padroni del Vapore continuano a dilapidare denaro pubblico per mantenere ‘in sicurezza’ questo sconcio. Nessuno che trovi il coraggio e la dignità di dire basta, basta con questo spreco, basta con questa farsa! Una classe politica al tramonto senza dignità democratica caparbiamente impegnata nell’estrema difesa del fortino. Col solidale supporto di una stampa che sembra aver smarrito il senso della sua stessa funzione in una società libera e democratica”.