L’ultimo report Svimez conferma e aggrava la diagnosi: la meglio gioventù migra in massa dal Sud, si acuisce la secolare questione meridionale. Con le braccia deportate da un meridione abbandonato che sprofonda si forzano al Nord opere indesiderate, faraoniche, spesso devastanti, non di rado inquinate dalla corruzione o addirittura insicure.
Firenze, 2.8.’19
Lettera aperta
ai ministri delle Infrastrutture e per il Sud
Danilo Toninelli e Barbara Lezzi
segreteria.ministro@pec.mit.gov.it, segreteria.ministro@mit.gov.it
gab.ministrosud@pec.governo.it, segr.ministrolezzi@governo.it
Gentili ministri,
nella diretta Facebook intitolata “Aggiornamento sui cantieri sbloccati questa mattina a Chigi” che ieri ha proposto al Paese, il ministro Danilo Toninelli dichiarava: “Aggiornamento del contratto di Rete Ferroviaria Italiana, cioè i nostri treni… 15,4 mld di euro: non si era mai visto prima”.
Sulla sua pagina gli abbiamo chiesto, e qui gli ridomandiamo: è possibile sapere se, per caso, nel contratto per ‘i nostri treni’ ci sono, anche e ancora, i 12888 metri di tunnel TAV tutti da scavare nella pancia di Firenze? Non sono esattamente ‘i nostri treni’, quelli, infatti…
O possiamo invece aspettarci, dal CIPE, come parrebbe saggio, un sano ripensamento di quello che rimane dell’investimento TAV a Firenze, già dilapidato in buona parte in lavori inconcludenti (e speriamo vivamente che la Corte dei Conti passi quella spesa pubblica al setaccio)? Non sarebbe di gran lunga preferibile, signor ministro, dirottare quell’investimento – anche ma non solo in Toscana – sul potenziamento delle linee che servono la stragrande maggioranza della popolazione, sulla qualificazione del trasporto pubblico locale, sulla manutenzione e la sicurezza delle tante infrastrutture sgarrupate che percorriamo quotidianamente?
Resta in piedi poi l’altra domanda che al ministro Toninelli abbiamo posto ripetutamente in questi mesi senza ricevere un solo cenno di riscontro: vale o no la pena di preoccuparsi della (in)sicurezza della linea TAV appenninica Bologna-Firenze, che presenta 60 km di tunnel senza galleria parallela di soccorso e 7 ‘vie di fuga’ su 14 fuori dai requisiti del decreto sicurezza gallerie del 2005? C’è, o non c’è, dentro il contratto RFI, un provvedimento che salvaguardi l’incolumità delle centinaia di pendolari Firenze-Bologna praticamente costretti ogni giorno a prendere treni TAV, a fronte di un’offerta intercity che si è smaccatamente assottigliata?
Gli ultimi dati dello Svimez poi, e qui ci rivolgiamo anche in particolare al ministro per il Sud, confermano quello che è ormai esperienza quotidiana comune da anni e da decenni: la secolare ‘questione meridionale’ si aggrava, il Sud viene sistematicamente dissanguato deportando altrove la sua meglio gioventù. Una parte finisce proprio nel grande affare delle gallerie TAV indesiderate dalle popolazioni del Mugello o in quelle, per ora solo progettate, tenacemente osteggiate dalla Val di Susa. Maestranze relegate in condizioni di impiego che i lavoratori stessi hanno definito nella rossa Toscana schiavili. Con le braccia trasferite da un Sud che sprofonda si impongono al Nord grandi opere indesiderate, faraoniche, spesso devastanti, non di rado inquinate dalla corruzione o addirittura insicure. Intere comunità della Calabria – le abbiamo viste e conosciute di persona – sono private di intere generazioni, e ai pochi ragazzi che restano viene offerto un presente fatto di servizi indecenti o inesistenti (dalle poste agli ospedali, dalle strade alle ferrovie) e di frustrazione, là dove le risorse naturali, storiche e culturali esistenti permetterebbero la creazione ex novo di economie floride, moderne e sostenibili. Solo che da quelle parti non vigessero quei poteri criminali che le cronache giudiziarie anche di questi giorni non finiscono di attestare, pervasivi oramai anche nelle ‘buone famiglie’ del Nord, nell’universo dell’edilizia e dei rifiuti. Poteri che con l’intimidazione e la corruzione lucrano al tempo stesso dunque sull’arretratezza del Sud e sulle ‘magnifiche sorti e progressive’ delle ‘grandi opere’ al Nord, complementari a quella arretratezza.
Vogliamo o no spezzare quella che assomiglia a una perfetta alleanza nazionale fra criminalità organizzata, avvocati dell’acciaio e del cemento, mercanti all’ingrosso di manodopera e avversari giurati dei beni ambientali e culturali del nostro Sud e dell’intero nostro Paese?
Vogliamo o no, ministri delle Infrastrutture e del Sud, invertire questi processi con sinergie urgenti e investimenti qualificati?
Confidiamo in un riscontro. Grazie!
Il presidente
Girolamo Dell’Olio