Nuova asta pubblica per l’ex Sanatorio Banti a Pratolino: ma è davvero tutto ragionevole?
Idra solleva fondati dubbi in una lettera alla Direzione dell’Azienda USL Toscana Centro.
In un’articolata nota trasmessa stamani urgentemente al Direttore generale dell’Azienda USL Toscana Centro dr. Paolo Morello Marchese, l’associazione fiorentina che da oltre un ventennio si batte per la tutela del valore storico-architettonico, ambientale e sanitario di questo gioiello a cavaliere fra Villa Demidoff e il Parco territoriale di Monte Morello esprime fondate perplessità sull’iter e sulle possibili conseguenze del bando d’asta per l’alienazione dell’ex Sanatorio Guido Banti in scadenza fra tre giorni.
Non è in questione soltanto la determinazione del valore del complesso, e degli oltre cinque ettari del suo parco (con terrazzamenti alberati, parterre geometrico, prati, laghetto artificiale e manufatti), proprietà dell’Azienda, che precipita dai 9,650 milioni di euro della base d’asta del 2005 all’attuale cifra di 2,057 milioni. Alla luce delle condizioni analiticamente descritte nella lettera al dr. Morello, Idra segnala infatti alla Direzione alcuni tratti del procedimento che appaiono suscettibili di produrre svariati effetti indesiderati, e paventa che la gara d’asta risulti compromessa in nuce dal combinato disposto di numerosi fattori critici.
In primo luogo, si osserva che il Piano operativo del Comune di Vaglia, che accoglie la richiesta dell’Azienda di modificare la destinazione d’uso del Banti (già inserita, col Regolamento urbanistico del 2004, fra le “aree per attrezzature di interesse comunale e/o sovracomunale e per impianti pubblici o di pubblico interesse”) introducendo un 30% di residenza (di fatto incrementabile tramite semplice variante, una volta istituito il precedente), appare in evidente conflitto con la destinazione d’uso squisitamente pubblica e sanitaria fissata dalla donatrice delle sorgenti e dell’acquedotto a servizio del costruendo Sanatorio, la principessa russa Maria Demidoff, con l’atto del 15 luglio 1935. Possono forse essere ignorate, si domanda l’associazione fiorentina, le problematiche riferibili al mancato rispetto della donazione modale Demidoff, che ha contribuito, coi vincoli a suo tempo fissati, al successo della progettazione, della costruzione e dell’esercizio dell’Ex Sanatorio, e che rimane comunque l’atto presupposto per l’acquisizione pubblica delle sorgenti di Bivigliano e Monte Senario?
In secondo luogo, il cambio di destinazione proposto dall’Azienda sanitaria e accolto dal Comune di Vaglia è ancora lungi dall’approvazione definitiva, prevista ben oltre l’imminente scadenza del bando d’asta, sottoposta com’è alla valutazione delle competenti Commissioni della Regione Toscana e del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali, e alla definitiva espressione di voto, da parte del Consiglio comunale di Vaglia, su di un testo suscettibile di modifiche. Idra sottolinea dunque l’incertezza intrinseca circa la tempistica e l’esito amministrativo del procedimento di correzione del Piano operativo del Comune di Vaglia.
Infine, sull’intera vicenda grava l’ombra della denuncia, da parte della popolazione, della disseminazione di eternit dalle coperture dell’immobile fin oltre i confini del suo parco, e dell’impegno alla bonifica da parte dell’Azienda sanitaria. La denuncia dei cittadini ha determinato l’introduzione ‘in corsa’ da parte dell’Azienda stessa di una ‘variazione’ al bando già pubblicato in rete (i curiosi dettagli della procedura sono analizzati nel testo della nota al Direttore generale). Scrive in proposito Idra: “Si osserva che le condizioni attuali del complesso indicate nel bando, per cui “il manto di copertura delle falde risulta essere in eternit” (Relazione tecnica, pag. 3), non appaiono essere esaustivamente descritte e prospettate nel bando stesso, e soltanto per effetto di una denuncia pubblica abbondantemente documentata nelle cronache di queste settimane si è provveduto, con l’integrazione su menzionata, a dare l’avvio ad una procedura di monitoraggio e verifica, e ad impegnare l’Azienda per la bonifica del sito. Da questa circostanza possono derivare a nostro avviso una conseguenza certa e una conseguenza potenziale:
a. i costi dello smaltimento ad oggi sembrano destinati a ricadere sull’Azienda, e dunque sulla finanza pubblica, per effetto di una manutenzione pregressa insufficiente anche in relazione alle esigenze di tutela della salute pubblica;
b. dal deficit di informazione menzionato potrebbero risultare conseguenze di danno imprevisto ipotizzabile a carico dell’acquirente, quanto meno in termini di tempi di realizzazione del progetto di restauro e riutilizzo del complesso”.
L’associazione fiorentina chiede infine che possa essere cortesemente autorizzato e guidato a breve dall’Azienda un suo sopralluogo nel complesso, “che permetta di documentarne anche visivamente – ai fini di una conoscenza approfondita ed esaustiva dell’effettivo stato dell’arte – le attuali condizioni”. Già in altre occasioni, aggiunge Idra, “ci è stata accordata l’opportunità di visitarlo nei lustri passati usufruendo della Vostra preziosa collaborazione”.