Idra condivide la preoccupazione del sindaco di Firenze Dario Nardella, di cui riferiscono le cronache, e si associa alla sua richiesta al presidente del Consiglio dei ministri, in visita il 3 maggio a Firenze, affinché si accerti chi dovrà rispondere dei 700 milioni già spesi, degli operai mandati a casa, delle ditte fallite e della cantierizzazione di una TAV impossibile che da 9 anni a questa parte impegna senza costrutto la città.
Risulterà certo di indubbio interesse, osserva Idra, poter finalmente ricostruire il ruolo che hanno giocato nella partita del disastro Alta Velocità a Firenze le scelte operate dai sindaci e dalle giunte, comunale e regionale, susseguitesi dal 1998 a oggi.
Tutta la città merita infatti che siano chiarite le responsabilità dirette e indirette del gigantesco spreco di denaro pubblico che hanno accompagnato la formulazione, l’approvazione e la grottesca modalità di attuazione del progetto di sottoattraversamento ferroviario della città patrimonio Unesco. E che si adotti, presto e bene, con dibattito pubblico, una scelta condivisa, improntata al buon governo della spesa, al rispetto del territorio e dell’ambiente, alle esigenze della popolazione.
Ecco cosa aveva scritto lo scorso marzo Idra al presidente Giuseppe Conte e al ministro Danilo Toninelli:
“Ci sarà gradito poterVi accompagnare nel corso del sopralluogo in programma nella città di Firenze, patrimonio Unesco, sulla scorta della nostra venticinquennale esperienza di monitoraggio della cantierizzazione TAV della linea appenninica Bologna-Firenze del Nodo ferroviario del capoluogo.
Gradiremmo poterVi documentare, nella circostanza, le principali falle dell’inconcludente previsione di stazione sotterranea e doppio tunnel nelle viscere di Firenze.
Si tratta di una soluzione imposta 20 anni fa alla città capitale della cultura senza dibattito pubblico, e approvata zoppa della stazione, che è stata poi riproposta quattro anni e mezzo più tardi senza valutazione di impatto ambientale, faraonica ancorché a servizio di due soli binari.
Il progetto risulta apparentemente privo di una pianificazione urbanistica e trasportistica attendibile.
Motore economico, un’architettura contrattuale perversa, che ha lasciato al controllato i poteri del controllore.
L’intera impalcatura del malaffare sviluppatosi già agli esordi della cantierizzazione è stata rovesciata come un calzino dall’inchiesta promossa della Direzione Distrettuale Antimafia a gennaio 2013 (è attualmente in corso presso il Tribunale di Firenze il processo che ne è scaturito).
Gravi elusioni sono state registrate anche nel procedimento di approvazione degli interventi.
L’intera vicenda è stata accompagnata inoltre da una grottesca schizofrenia di ripensamenti e contro-ripensamenti nel merito dell’opera da parte di tutti i principali attori istituzionali.
Infine, si registrano la ‘naturale’ lievitazione esponenziale dei costi per le casse pubbliche, l’uscita di scena delle imprese esecutrici leader colpite da crisi finanziarie endogene e il testardo rifiuto di interlocuzione con i cittadini da parte delle amministrazioni locali, Comune di Firenze e Regione Toscana”.