Ieri su La7, nel ‘salotto’ televisivo de ‘L’aria che tira’, il confronto fra il prof. Marco Ponti e il sindaco di Firenze Dario Nardella. Ponti affermava che “le grandi opere pubbliche e il cemento hanno un moltiplicatore occupazionale bassissimo rispetto ad altri tipi di spesa pubblica”, “il cemento è un gelato al veleno”. “Prof. Ponti - rispondeva Nardella – io faccio il sindaco, lo venga con me a dire agli operai che vanno a casa con le lacrime agli occhi, del moltiplicatore occupazionale!”.
Idra sommessamente propone di rileggere le parole forti e chiare che il sindaco oggi così attento alla causa operaia pronunciava pubblicamente proprio sulla TAV di Firenze, meno di tre anni fa, davanti a una platea di concittadini. Fu una bocciatura senza mezzi termini, sensata, articolata, argomentata. La bocciatura di un progetto. La bocciatura di un andazzo.
Dario Nardella, Circolo ARCI “La Loggetta”, Varlungo, Firenze, 26 giugno 2016
“Questo progetto di Alta Velocità, che Ferrovie dello Stato ha voluto fare in tutti i modi, oggi ancor più di ieri e, voglio dire, sempre di più, appare inspiegabile. E’ un grande spreco di denaro pubblico. Perché stiamo parlando di un miliardo e mezzo di euro, per risparmiare due minuti. […] Questa stazione nuova, la Stazione Foster, è destinata a ospitare i treni Alta Velocità. Questo svuota Santa Maria Novella. Ma scusate: sapete quanta gente sale e scende da Santa Maria Novella ogni anno a Firenze? […] Trentasei milioni di persone! Trentasei milioni di persone […] Molti sono cittadini, lavoratori, molti sono anche turisti, perché la fortuna e la bellezza di alcune stazioni italiane […] è che arrivano dentro i centri storici delle città, ed è una cosa grandiosa. […] Se noi eliminiamo queste stazioni, questi porti di approdo nei cuori delle città, ma come possiamo fare un discorso di riqualificazione dei centri, di ripopolamento dei centri cittadini? Diventa contraddittorio, e quindi altera le scelte urbanistiche fatte in questa città da molti anni. […] L’Alta Velocità è stata progettata 20 anni fa […] Le nuove tecnologie oggi, con il controllo digitale dei sistemi di trasporto, consentono di gestire treni di Alta Velocità a tre minuti l’uno dall’altro. […] Viene meno quindi anche l’elemento strategico dell’Alta Velocità, che era quello di far passare sotto terra i treni di Alta Velocità per liberare i binari di superficie a favore del trasporto regionale. Quindi ci sono molti elementi che ci portano a dire che quel progetto è vecchio prima ancora di essere realizzato. […] Insomma è un progetto nato male e che sta andando ancora peggio. […] Comunque scavare in quel modo sotto Firenze rischia di essere inutile, proprio”.
Commenta quindi Idra: “Ci piacerebbe poter chiedere al sindaco (se soltanto accettasse di incontrarci o di risponderci: ma non l’ha mai fatto, neppure alle mail certificate): come è successo che quella stessa TAV sia tornata oggi ad essere magicamente bella, buona e sacra, e addirittura benefattrice del lavoro operaio? A noi sembrava che proprio l’impresa chiamata a costruire questa TAV a Firenze abbia avuto – come quella che l’aveva preceduta – qualche difficoltà, e che a subirne le conseguenze siano stati proprio gli operai! A noi pareva che proprio il sindaco, d’accordo peraltro con le Ferrovie, avesse messo seriamente in discussione la prosecuzione dell’opera, e il metodo che si stava utilizzando! Chissà quanto lavoro in più, diffuso e duraturo, si potrebbe garantire a Firenze se solo di decidesse di investire la decima parte di quel “grande spreco di denaro pubblico” (parole di Dario Nardella) in cura e ricucitura del territorio, difesa idrogeologica, prevenzione, manutenzione di strade e ferrovie, restauro di beni storici e architettonici…”.