Lettera aperta agli amministratori toscani
innamorati di questa TAV
Nessun imbarazzo per il modo in cui è stato deciso/imposto alla città patrimonio mondiale dell’Umanità il sottoattraversamento TAV, senza un solo momento pubblico di confronto fra progetti, priorità, costi e benefici?
Nessun imbarazzo per la clamorosa assenza, al momento di approvare tunnel e stazione, di un piano generale dei trasporti nell’area fiorentina? Oggi, abbiamo poi recuperato quel ritardo?
Nessun imbarazzo per quella stazione-squalo, cancellata nel ’99 dall’opposizione del Ministero dei Beni culturali, sostituita da una stazione sotterranea Foster a centinaia di metri di distanza, a ridosso del subalveo del torrente Mugnone (esondato l’ultima volta nel 1992), con tutt’altre caratteristiche architettoniche, valenza trasportistica e funzioni urbanistiche, mai presentata alla città, agli organi tecnici indipendenti, alle categorie economiche e alle rappresentanze sociali, affinché potessero esprimere quanto meno osservazioni e suggerimenti?
Nessun imbarazzo per aver dovuto, il presidente Rossi, scoprire grazie alle segnalazioni dei cittadini che quella scintillante stazione Foster, preteso ‘segno’ del futuro architettonico della città, non era e non è mai stata neppure esaminata dalla Commissione di Valutazione di Impatto Ambientale del Ministero dell’Ambiente (stessa sorte è toccata ai cantieri per l’adeguamento idraulico del torrente Mugnone…).
Nessun imbarazzo per non averne tratto le conseguenze, nonostante l’evidenza della gravità di quella lacuna?
Nessun imbarazzo dopo che sono stati tenuti fuori dalla porta delle decisioni riguardo al trasporto e al deposito delle terre di scavo proprio i Comuni destinati ad ospitarle, con tutta la tradizione di problemi ambientali che l’esperienza della TAV in Mugello ci consegna?
Nessun imbarazzo di fronte alla circostanza che, a decisioni già assunte, il consenso di quei Comuni sia stato acquisito scambiando disagi e rischi con discutibili contropartite economiche?
Nessun imbarazzo per i ‘magheggi’ e il raccapricciante mosaico di collusioni politico-affaristiche, col concorso di qualificati segmenti istituzionali e organismi ‘di garanzia’, che la Direzione Distrettuale Antimafia ha evidenziato nell’inchiesta sulla TAV fiorentina (oggi anch’essa alla sbarra in Tribunale), dopo il saccheggio all’ambiente e all’erario perpetrato in Mugello, a Monte Morello e a Sesto Fiorentino?
Nessun imbarazzo dopo che il presidente dell’Autorità Nazionale Anticorruzione Raffaele Cantone ha definito la vicenda TAV a Firenze “paradigmatica del peggio possibile in Italia”?
Nessun imbarazzo per lo spreco che sta palesemente provocando da 20 anni a questa parte la gestione inconcludente di un progetto non condiviso? Non propone qualche riflessione la sentenza della Corte dei Conti sulla vicenda TAV in Mugello, dove “Ministero e Regione potevano e dovevano sapere prima quello che sarebbe successo e poi ciò che è accaduto davvero”, e amministratori regionali del calibro di Vannino Chiti e Claudio Martini sono stati riconosciuti responsabili di una “condotta gravemente colposa, (…) censurabile superficialità, insolita pervicacia ed in violazione ad elementari norme di diligenza”?
Nessun imbarazzo per il grado di affidabilità del “contraente generale” (controllore-controllato generosamente beneficiario della direzione dei lavori) a cui è stata affidata la costruzione dell’opera, con imprese capofila come Coopsette e Condotte venute meno, una dopo l’altra, per dissesti finanziari?
Nessun imbarazzo per la disinvoltura con cui il sindaco ha smantellato alla radice, da un giorno all’altro, il progetto di stazione Foster rivendicando la centralità di S. Maria Novella, per poi tornare a difendere il vecchio progetto – ancora oggi, parrebbe – con altrettanta disinvoltura?
Nessun imbarazzo per il mancato rinnovo, da un anno, dell’Osservatorio ambientale, l’unico – ancorché risicato – strumento di controllo pubblico degli equilibri della falda, impattata perpendicolarmente dalle paratie e dagli scavi fin qui effettuati per l’ipotetica stazione Foster in zona Macelli-Circondaria?
Nessun imbarazzo per un modello di offerta ferroviaria che con l’entrata in esercizio della TAV ha progressivamente emarginato un servizio più economico e forse più sicuro, quello intercity fra città pur prossime come Firenze e Bologna, riducendo il diritto del cittadino alla scelta fra tipologie di trasporto diverse, con buona pace dell’art. 3 della Costituzione?
Nessun imbarazzo per il fatto che ci si ostina a impedire una qualsiasi rivisitazione condivisa del progetto di nodo ferroviario, che parta dalla bonifica dell’architettura finanziaria e dal confronto critico fra le tante possibili opzioni (“la project review che si prospetta a Firenze, se la scelta è intelligente, è l’occasione per rimettere in discussione le scelte”, aveva detto Raffaele Cantone a Idra, audita ad agosto 2016, dopo l’improvviso contrordine alla megastazione Foster da parte di Ferrovie e Palazzo Vecchio)?
Nessun imbarazzo per avere sistematicamente negato il dialogo, il confronto e la documentazione ai cittadini quando richiedono colloqui, incontri, documenti, trasparenza? Può definirsi “democratico” un atteggiamento del genere?
“Abbiamo speso centinaia di milioni di euro e non possiamo lasciare quest’opera incompiuta: ai cittadini e all’Italia arriverebbe un messaggio bruttissimo”, dichiara – leggiamo – il sindaco di Firenze Dario Nardella. Ma non è di messaggi edificanti che Firenze e l’Italia hanno bisogno: serve piuttosto – crediamo – utilità sociale, sostenibilità ambientale, economicità delle opere.
Avere speso centinaia di milioni di euro in una voragine mai discussa e condivisa, scavata senza frutto in mezzo alla città, alla prova dei fatti inutile e dannosa, è semmai la cartina di tornasole di una cultura di governo da abbandonare il prima possibile!
Leggiamo che davanti al ministro delle Infrastrutture e Trasporti Danilo Toninelli rivendicherete, sindaco e presidente della Giunta regionale, la prosecuzione dell’opera-senza-fondo.
Dentro il Libro bianco sul Nodo di Firenze, che Idra ha inviato ai ministri competenti nel 2006, pubblicato in rete, c’è già tutto ciò che basta a smentire e a smontare qualsiasi retorica fiorita intorno all’increscioso progetto TAV approvato nel 1999, con coda-stazione nel 2003, per anni e lustri in mezzo al guado,
Non guasterebbe se anche voi, amministratori della città e della Regione, trovaste la pazienza di leggerlo.
Confidiamo che il ministro, da parte sua, l’abbia già fatto.