Al netto di ciò che sarà possibile comprendere dopo una lettura approfondita del testo del nuovo codice degli appalti approvato ieri dal Consiglio dei ministri, un’evidenza salta agli occhi: l’ammissione che le strade fin qui praticate nell’approvazione e nell’esecuzione dei progetti di grandi opere (come la TAV sciaguratamente realizzata fra Firenze e Bologna, o quella, almeno altrettanto sciagurata, progettata nel sottosuolo della città di Firenze, patrimonio mondiale dell’umanità) si sono rivelate fallimentari e sono da archiviare.
Se è vero poi che diventa oggi finalmente obbligatorio il dibattito pubblico per le grandi opere infrastrutturali aventi impatto rilevante sull’ambiente, sulle città e sull’assetto del territorio, allora la prima cosa saggia da fare subito a Firenze è proprio quella di aprirlo, finalmente, questo dibattito!
Alla città cara all’UNESCO e al mondo urge dare voce.
Le è stata negata, nei fatti, quando nel ’98 vennero presentati in ambienti, orari e condizioni kafkiane scatoloni di progetti gran parte dei quali (quelli relativi alla stazione-squalo dei Macelli) peraltro bocciati in conferenza di servizi perché incompatibili con i vincoli di tutela storico-architettonica. Il nuovo progetto di stazione Foster, approvato quattro anni e mezzo più tardi, non è stato neppure mai presentato alla città, e men che mai sottoposto alle osservazioni dei cittadini, né a una qualsiasi procedura di valutazione di impatto ambientale.
Ecco perché oggi Idra invita coloro che vogliono bene a Firenze, coloro che ne raccontano e ne promuovono quotidianamente i valori estetici, storici, culturali e sociali, gli intellettuali in ogni modo e in qualsiasi ambiente operanti, dai direttori dei musei alle guide turistiche, dagli insegnanti nelle scuole e nell’Università ai custodi dei palazzi e delle chiese, dei cenacoli e dei giardini, dai visitatori occasionali ai responsabili degli istituti culturali e delle università straniere presenti in città, ad elevare alta e chiara la propria voce in difesa di Firenze. I progetti di potenziamento ferroviario siano messi a disposizione del pubblico e vengano adeguatamente discussi da tutte le componenti della società civile: l’informazione e la trasparenza sono presupposti ineludibili del ‘buon governo’!
Se le norme fin qui imposte alle popolazioni e ai territori hanno prodotto mostri affaristici e collusioni inquietanti come quelle che le inchieste della Direzione distrettuale antimafia e della Procura di Firenze hanno documentatamente ipotizzato, se persino le forze politiche che hanno utilizzato e difeso allo stremo modelli distorti di ‘sviluppo’ dichiarano di volersene sbarazzare, allora il dibattito pubblico previsto dal nuovo codice degli appalti deve potersi applicare retroattivamente, così da prevenire gli effetti nefasti del tutto prevedibili che continuerebbero a gravare su popolazioni e territori. Non sarebbe decoroso sacrificare cinicamente città come Firenze, dove i progetti sono stati approvati, e via via ritoccati, senza alcun serio rapporto democratico con la popolazione, sull’altare di una presunta ‘correttezza’ che risulterebbe fondata in realtà su architetture contrattuali ormai provatamente inaffidabili, inefficaci e dissipative. Quando non palesemente criminogene.