DALLA TAV DI FIRENZE LA CONFERMA INQUIETANTE DELLA NECESSITA’ DI INIZIATIVE URGENTI A TUTELA DELL’ERARIO, DELLA LEGALITA’ E DELL’AMBIENTE
Audizione con sorpresa: Raffaele Cantone si affaccia a salutare l’amico Ferdinando Imposimato, intervenuto lunedì scorso con la delegazione dell’associazione ecologista toscana Idra all’incontro col direttore generale dell’Autorità Nazionale Anticorruzione Filippo Romano. Tema all’ordine del giorno, l’appalto per il doppio sottoattraversamento e per la stazione TAV nel capoluogo toscano, con le sue pesantissime implicazioni giudiziarie, i clamorosi ritardi, la generosa lievitazione dei costi, i cambi in corsa delle società aggiudicatarie dei lavori. Un’audizione che l’Autorità ha accordato con apprezzata sollecitudine dopo aver avviato un’istruttoria a 360 gradi a séguito degli esposti dell’associazione fiorentina, parte civile nel procedimento penale per i danni ambientali (e parte ad adiuvandum in quello per i danni erariali) consumati durante la cantierizzazione TAV dell’Appennino tosco-emiliano.
Durato circa un’ora e mezzo, il colloquio ha permesso al giudice Ferdinando Imposimato e all’ing. Ivan Cicconi di illustrare con dovizia di particolari le circostanze, inammissibili, in cui sono stati prima licenziati, poi avviati, i lavori per il Nodo ferroviario AV di Firenze.
Richiamando la propria ventennale esperienza in materia, dai tempi in cui indagò per la Commissione parlamentare antimafia le infiltrazioni della camorra sulla tratta TAV Roma-Napoli, Imposimato ha denunciato la perdurante presenza di una situazione di “gravità inaudita”, puntando l’indice sulle insopportabili connivenze denunciate dalla Procura di Firenze fra committenti pubblici, ‘alta sorveglianza’, organi istituzionali responsabili delle autorizzazioni (ministeri dell’Ambiente e delle Infrastrutture), organi di controllo (la stessa Autorità per la Vigilanza sui Contratti Pubblici), soggetti aggiudicatari degli appalti e criminalità organizzata. Tutti attivamente collaboranti – nelle ipotesi formulate dalla magistratura – nell’esecuzione pro domo sua della ‘grande opera’: lievitazione programmata dei costi, costituzione di fondi neri, frodi, truffe, falso in atti pubblici, taroccamento dei materiali, attività organizzata per il traffico illecito di rifiuti, associazione per delinquere. “Hanno già rovinato tante aree della Campania trasformandole in “terre dei fuochi”, adesso iniziano a esportare il modello”, ha dichiarato con indignazione Imposimato, rimarcando le ricorrenze di nomi e metodologie nel malaffare di ieri e di oggi.
“Ma lo stesso istituto del ‘contraente generale’”, ha precisato Ivan Cicconi, “rappresenta uno stimolo a delinquere. Al soggetto privato chiamato a realizzare l’opera vengono trasferite infatti tutte le funzioni del committente pubblico (discrezionalità nelle scelte, direzione dei lavori, potere di introdurre varianti e di avanzare riserve milionarie), mentre gli vengono risparmiati sia il rischio d’impresa (lo Stato si accolla tutti gli oneri, quelli iniziali e quelli aggiuntivi) sia quello di mercato (il costruttore non dovrà cimentarsi con la gestione dell’opera, e non ha quindi alcun interesse oggettivo a realizzarla presto, bene e in economia)”.
Il combinato di queste due condizioni (collusioni istituzionali e irresponsabilità del costruttore) genera da decenni – sotto gli occhi delle autorità di controllo – dissesto erariale, disastri ambientali, sofferenza sociale. “Abbia luogo finalmente un pronunciamento inequivoco di questa Autorità”, ha concluso Cicconi; “urge trasmettere al Parlamento e al Governo un parere esplicito sull’assurdità dell’istituto del cosiddetto ‘general contractor’”.
“Voi avete una grande autorità morale”, ha aggiunto Imposimato; “attendere i tempi delle sentenze, e le prescrizioni annunciate, non servirebbe a risparmiare al Paese l’ennesimo sacco di risorse e di legalità. Le evidenze sono tali da esigere iniziative immediate!”.
Il presidente di Idra Girolamo Dell’Olio, che ha accompagnato il deposito delle memorie vergate per l’Autorità da Imposimato e Cicconi, ha apprezzato da parte sua la dichiarata attenzione che l’Autorità sta rivolgendo all’intero sistema-TAV, ben oltre il caso-Firenze. “Idra chiede che l’Autorità ampli il campo della propria attenzione, vigilanza e intervento – recita del resto la nota consegnata dall’associazione fiorentina al direttore generale Romano - allo spettro dell’intero progetto di infrastrutturazione AV nel nostro Paese, la cui approvazione ed attuazione – oltre a presentare i tratti criminali e criminogeni che le Procure di Firenze e di Torino hanno via via disvelato – mortifica o azzera le opportunità di trasporto su ferro, locale e a lunga percorrenza, rispondenti alle esigenze della stragrande maggioranza della popolazione, contribuendo all’impoverimento generale del Paese. Anche in relazione alle esigenze di legalità e giustizia correlate a questo più ampio scenario, l’Associazione Idra conferma qui di essere e restare in ogni momento a disposizione dell’Autorità Nazionale Anticorruzione.”