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TAV a Firenze: Renzi non dialoga, Nardella non dialoga. Idra scrive a Raffaele Cantone.

“La nostra Associazione si occupa dal lontano 1994 dei progetti e delle realizzazioni in materia di Alta Velocità ferroviaria. Siamo parte civile nei procedimenti penali accesi presso il Tribunale di Firenze, e parte ad adiuvandum in quello attivato a carico di amministratori e dirigenti pubblici da parte della Corte dei Conti. Forse l’esperienza e i dati che abbiamo accumulato in questi lustri potrebbero tornare utili anche a Voi nell’ambito delle attività istituzionali che Vi sono state affidate. Il caso TAV è peraltro ancora pericolosamente (anche e soprattutto per l’erario) aperto, come sapete, dalla Val di Susa a Firenze a Trieste. La Vostra attenzione in merito potrebbe risultare anche in questo caso decisiva, a partire dal piano della prevenzione (nella Firenze di Matteo Renzi, i lavori sono stati sciaguratamente avviati ma anche subito investiti – a gennaio 2013 – da un’inchiesta della Direzione Distrettuale Antimafia che ha ipotizzato la presenza di un sistema criminoso trasversale sconcertante; e sono peraltro attualmente fermi, in virtù delle condizioni finanziarie in cui versano le stazioni appaltanti)”. Così il presidente di Idra Girolamo Dell’Olio in un appello all’Autorità Nazionale Anticorruzione, dopo aver scritto al premier (ed ex sindaco) Matteo Renzi l’11 giugno scorso: “Perché, mentre si indagano i meccanismi di ribassi nominali e lievitazioni programmate dei costi delle opere aggiudicate per Mose ed Expo a Venezia e a Milano, si continua apparentemente a non considerare le indicazioni nitide e dettagliate che ha fornito sugli appalti TAV l’Autorità per la Vigilanza sui Contratti Pubblici?”. E ancora, al premier: “Cos’altro avrebbe dovuto scrivere, nero su bianco, quell’Autorità oltre a denunciare (come nella Relazione 2010) “la violazione dei principi di economicità e di efficacia del sistema di realizzazione“ dell’Alta velocità ferroviaria “per i Nodi ferroviari di Firenze e Bologna che hanno registrato rilevantissimi incrementi di costo e dei tempi di realizzazione”? Già a dicembre 2007, nella sua “Indagine relativa agli interventi gestiti da TAV S.p.A.”, l’Autorità per la Vigilanza sui Contratti Pubblici attestava che questi risultano caratterizzati da “gravi infrazioni ai principi della libera concorrenza e della non discriminazione” e che “hanno subìto, in corso di esecuzione, notevoli incrementi di costo e del tempo di realizzazione”, grazie anche a convenzioni “stipulate senza riferimento ad un’adeguata progettazione”, che “non hanno posto a carico del General Contractor alcun rischio effettivo” Da sindaco di Firenze, Ella non sembra aver dato soverchio peso alle relazioni dell’Autorità, nonostante le puntuali segnalazioni a Lei trasmesse da Idra.

Anche al nuovo sindaco Dario Nardella, in alternativa al doppio sottoattraversamento TAV della città patrimonio mondiale dell’UNESCO, l’associazione fiorentina aveva proposto ben altre priorità per la città, ricordandogli che “il premier Matteo Renzi è bene al corrente dell’esistenza di ‘trucchi’ scientifici negli appalti che predeterminano danni certi e giganteschi all’erario”, nonché “dei contenuti micidiali (persino sul piano della sicurezza dei cittadini!) che l’inchiesta della magistratura fiorentina ha messo a nudo oltre un anno fa indagando sul business del sottoattraversamento fiorentino per i treni TAV”.

Da Matteo Renzi e da Dario Nardella non un cenno di riscontro, nella migliore tradizione democrat di Palazzo Vecchio.

Maggiore ascolto l’associazione ecologista Idra auspica di ottenere rivolgendosi a Raffaele Cantone, tanto più dopo la notizia del cambio in corso ai vertici del consorzio di imprese chiamato a realizzare la ‘grande opera’ fiorentina. Anche su questo fronte Idra chiede all’ANAC “un efficace intervento di verifica, e possibilmente di prevenzione dei danni che la città di Firenze potrebbe subire, e che l’erario potrebbe continuare a ricevere, da un contesto che si presenta così poco rassicurante, dopo il danno erariale attestato con sentenza il 31.5.’12 dalla Corte dei Conti in conseguenza della cantierizzazione TAV dell’Appennino fra Bologna e Firenze”, procedimento nel quale Idra è intervenuta come parte ad adiuvandum, e conclusosi con l’assoluzione per prescrizione di una quantità di amministratori pubblici di alto livello, due dei quali, Vannino Chiti e Claudio Martini, siedono in Senato, ma non senza l’attestazione di una “condotta gravemente colposa”:“Dall’esame degli atti e dalle risultanze dibattimentali, è emerso, in modo inequivocabile, che il comportamento, da cui è derivato il danno erariale contestato dalla procura (…), è quello tenuto, per la parte di rispettiva competenza, dai convenuti che (…) agendo con censurabile superficialità, insolita pervicacia ed in violazione ad elementari norme di diligenza, – pur avendo un’adeguata conoscenza dell’opera e delle conseguenze che avrebbe causato alle risorse idriche, in virtù della consistente mole dì informazioni pervenute nella fase istruttoria e volutamente trascurate o non adeguatamente veicolate, – procedettero all’approvazione dei progetti. La loro condotta, dunque, non può che qualificarsi come gravemente colposa e, come tale, definirsi, ai fini evidenziati, quale originatrice del fatto illecito da cui è promanato il danno”.



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