Aveva visto bene, Idra, quando due anni fa dette avvio con una lettera-appello e un pacchetto di osservazioni alla battaglia dei rifiuti in Europa. Il governo Monti aveva presentato un progetto di regolamento permissivo che ripulisse ex lege le terre estratte con procedimenti industriali dai sottosuoli d’Italia per i tunnel delle ‘grandi opere’, sottraendole alla disciplina di tutela ambientale prevista per i rifiuti. Ad agosto 2012 quel decreto (Decreto 10 agosto 2012 n. 161) venne pubblicato, a firma di due ministri (Infrastrutture e Ambiente), su uno dei quali, Corrado Clini, all’Ambiente, risulterebbero pendere da qualche mese accuse di peculato e di riciclaggio internazionale di denaro.
All’attenzione della Commissione europea Idra sottopose il tema dell’intreccio, oramai consolidato nel nostro Paese, fra autorizzazioni facili e controlli cenerentola, e quello del conseguente intreccio – in particolare nelle operazioni di movimento terra – fra ricche commesse pubbliche e criminalità organizzata. A dar man forte all’associazione fiorentina fu la presidente della prima Commissione Antimafia Europea a Strasburgo, Sonia Alfano.
Il 6 ottobre 2012 il Decreto 161 diventò però esecutivo su tutto il territorio nazionale. Ma, paradosso esemplare!, lo stesso Ministero dell’Ambiente ha dovuto riconsiderare oggi le autorizzazioni concesse al PUT (Piano di utilizzo delle terre da scavo) della TAV a Firenze, ingiungendone la “sospensione cautelare” e avviando un procedimento di supplemento istruttorio. Il Ministero dell’Ambiente ha dovuto infatti prendere atto dell’ordinanza applicativa di misure cautelari del 12 settembre 2013 a carico di un esponente della sua Commissione VIA (Valutazione di Impatto Ambientale), coinvolto in una mega-inchiesta della Direzione Distrettuale Antimafia di Firenze (non di Napoli o Reggio Calabria…), che ipotizza inquietanti intrecci attorno alla TAV di Firenze fra politica, controllori, controllati e camorra. Il documento ‘cautelativo’ del Ministero porta la data del 24 ottobre 2013, e prescrive al soggetto aggiudicatario degli scavi una documentazione terza, “opportunamente elaborata unicamente ed inequivocabilmente da un soggetto pubblico, che verrà interessato dalla medesima società ed a sue spese”. Fissa inoltre per il procedimento una scadenza di 60 giorni “fatta salva l’eventuale proroga che dovesse rendersi necessaria in ragione della complessità procedimentale”. Una complessità che, con ogni evidenza, non ha mancato di manifestarsi, se ancora al Ministero la pratica è aperta, come è stato possibile apprendere.
Cosa insegna questa vicenda? I dubbi formulati da Idra a Bruxelles erano più che fondati! I nodi della gestione disinvolta delle problematiche ambientali vengono prima o poi al pettine.
Quanto ai tempi, appare quanto meno ottimistica la previsione che in certi ambienti si propaganda circa il prossimo inizio degli scavi sotto Firenze. Idra chiederà di poter portare un proprio contributo tecnico al nuovo procedimento autorizzativo, avvalendosi ancora una volta degli studi di Gianfranco Amendola, uno dei massimi esperti storici in materia. I fiorentini non si lascino dunque ingannare dai novelli proclami di imminenti inizi dei lavori: si ripetono identici dal 1994 a questa parte, da quando cioè si cominciarono a ‘vendere’ all’opinione pubblica progetti TAV via via puntualmente tramontati. Aiutino piuttosto il nuovo sindaco Dario Nardella a trovare una rapida via di uscita dal tunnel di un progetto insopportabilmente invasivo e oneroso.