Finalmente il caso-Firenze in prima pagina nazionale, dopo che per mesi l’inchiesta della Procura fiorentina è rimasta relegata all’ambito delle cronache locali! PresaDiretta ha documentato lunedì lo scempio di legalità e di buon governo che si consuma da anni nel cono d’ombra dell’affare TAV proprio all’insaputa, pare, di Palazzo Vecchio, e nonostante le roboanti guarentigie del sindaco-che-non-c’è. Il ‘rottamatore’ Matteo Renzi ha amato far credere ai propri concittadini per lunghi mesi, all’inizio del suo mandato, che il progetto di stazione sotterranea TAV approvato fosse talmente inaccettabile da meritare singolar tenzone col Cavaliere del lavoro Mauro Moretti. Riportava sul proprio sito web, con soddisfazione, i titoli cubitali che la stampa dedicava al suo “assalto finale” contro lo scempio della stazione Foster [nostro il grassetto]. «Io sono stupito dall’arroganza dell’ingegner Moretti e dei suoi collaboratori delle Fs. Ho fatto una battaglia che rivendico. [...] Non hanno capito che se io non posso fare come voglio io la stazione dell’Alta velocità, e purtroppo non la posso fare, ho un’infinità di occasioni per difendere la città di Firenze. E le userò tutte. [...] Incaricheremo dei legali che giorno dopo giorno verificheranno la corrispondenza tra gli impegni che le Fs hanno preso e quello che fanno e ho ragione di credere che ci siano già delle discrepanze. Confermo la mia richiesta di una commissione speciale guidata da un consigliere dell’opposizione”.
Cosa si è concretizzato di tutto ciò? Quello che il cittadino coglie – ma che le cronache nazionali diligentemente ignorano, preferendo occuparsi di petardi, fumogeni e tenaglie in Val di Susa: sarebbe lì, il vero covo dell’illegalità! – è l’ingombrante presenza della più avanzata inchiesta giudiziaria mai avviata forse nel nostro Paese: quella che mette a nudo, dopo la desolante esperienza del Mugello, le trame della TAV in salsa metropolitana, con questa davvero straordinaria associazione di soggetti istituzionali deviati coinvolti, controllori e controllati, e il ruolo emblematico – all’ombra della cupola del Brunelleschi! – della camorra campana.
Come mai, ci si chiede, con tutti i legali messi in campo dal sindaco (ci piacerebbe conoscerli), c’è stato bisogno dei ROS, del Corpo Forestale dello Stato e degli altri organismi inquirenti centrali per scoprire che la talpa del secolo, a Firenze, imprudentemente battezzata Monna Lisa, era priva di guarnizioni decenti; che grazie ad opportuni magheggi le gallerie destinate a passare sotto la città patrimonio mondiale dell’Umanità sarebbero state costruite con materiali privi dei necessari ingredienti ignifughi, suscettibili dunque di far collassare l’intera struttura; che una scuola media come la Ottone Rosai, demolita e ricostruita, ha avuto bisogno di essere subito… consolidata, e che questo è avvenuto con i ragazzi e gli insegnanti dentro, e le crepe che si aprivano? Quali strumenti effettivi di controllo ha davvero messo in campo questo Comune?
Domande retoriche. La risposta si sa già: sarà quella che questo sindaco ha caparbiamente riservato a chi, come Idra, lo ha costantemente informato, interpellato, invitato a confrontarsi con dati, architetture contrattuali sottese ai progetti, esperti indipendenti e gratuiti in grado di fornirgli auxilium et consilium. Sarà il muro di gomma del silenzio, dell’indisponibilità all’ascolto e al dialogo, del fastidio per l’esercizio paziente e concreto della democrazia che in tanti altri casi caratterizza il rapporto di Renzi con la città quando emergono criticità e problemi. Quel tratto che certi talk show e programmi nazionali di preteso approfondimento in TV non intendono raccontare né trattare, impegnati come sono a costruire nuovi miti mediatici dal nulla.
Grazie dunque a PresaDiretta, che ha avuto il coraggio di mettere la lente d’ingrandimento quanto meno sull’inchiesta fiorentina, e sui curiosi riflessi che la vicenda TAV ha prodotto in Regione Toscana. Non è ancora emerso, è vero, il ruolo giocato (o mancato) da Renzi in materia di TAV a Palazzo Vecchio. Un suggerimento, dunque: forse è il caso di cominciare a occuparsene.