Un servizio non proprio all’altezza delle esigenze di un’informazione corretta e completa quello che, questa volta, ha reso Marco Travaglio ieri sera alla puntata “Ancora qua” di “Servizio pubblico”.
Rispondendo all’on. Nunzia De Girolamo, che lo interpellava sui progetti TAV, il vicedirettore de “il Fatto Quotidiano”, cronista sempre molto documentato, ha dichiarato: “Sono totalmente contro il TAV, cioè il Treno ad Alta Velocità Torino Lione. Non contro l’Alta Velocità in genere. Perché io ho sentito dire della gente: “Ah! dipendesse da voi non avremmo la Milano-Salerno”. La Milano-Salerno è per i passeggeri, per arrivare prima. Il TAV Torino Lione è per le merci, è per far arrivare mezz’ora prima le merci a Parigi noi ci sventriamo un’intera valle con tutti i rischi ambientali che ci sono, e spendiamo 20-24 miliardi per un cantiere che finirà nel 2035!”.
La valutazione sull’assurdità del progetto Torino Lione è certamente corretta e condivisibile. Non altrettanto lo è, a giudizio di Idra, la ‘promozione’ – un po’ semplicistica e acritica – della TAV Milano-Salerno.
Limitandosi anche solo a quello che testimonia la realizzazione della TAV Bologna-Firenze (il cui esercizio, preventivato per l’anno 2003, è stato possibile avviare solo a dicembre 2009…), sono almeno tre infatti i buoni motivi per esprimere un giudizio ben diverso: la crescita esponenziale dei costi pubblici (e dunque l’erosione sistematica di risorse erariali per effetto della perversa architettura finanziaria degli appalti); il violento impatto ambientale dei progetti e delle modalità di cantierizzazione (lo attestano le falde, le sorgenti e i torrenti essiccati sotto l’Appennino tosco-emiliano); la mortificazione del diritto della stragrande maggioranza dei cittadini a una mobilità decorosa ed economica, con la quasi abolizione dei servizi intercity (su una tratta pur breve come la Firenze-Bologna) a vantaggio dei costosi treni AV, e il deterioramento dei servizi per i pendolari.
Eppure Marco Travaglio ben dovrebbe conoscere queste circostanze, se ha curato – come ha curato – la prefazione del saggio “Le grandi opere del Cavaliere”, di Ivan Cicconi, vera e propria summa delle condizioni inaccettabili in cui si impone al Paese il cosiddetto “modello TAV”. Proprio a Firenze, che oggi lotta contro il progetto di doppio sottoattraversamento TAV e di faraonica stazione Foster, Marco Travaglio ha presentato quel libro, con l’autore, a gennaio 2005. E ancora a Firenze, a ottobre 2005, Marco Travaglio ha partecipato con Idra e l’ing. Cicconi a un dibattito pubblico sul tema “Grandi opere, grandi affari: cosa sarà di Firenze nel 2010?”.
Idra chiede quindi al vicedirettore de “il Fatto Quotidiano” la cortesia di voler precisare, già a partire dalla prossima puntata, il contenuto delle affermazioni di ieri a “Servizio pubblico”. Ricordando che molti altri fronti di opposizione alla Grande Opera chiamata TAV sono attivi in Italia. Non solo in Val di Susa e lungo il restante grottesco “Corridoio 5”, fra Venezia, Trieste e Lubiana; ma anche fra Milano e Genova (progetto di “Terzo Valico”), fra Verona e Monaco e, appunto, nella città di Firenze, patrimonio mondiale dell’UNESCO.
Non guasterebbe infine, osserva Idra, che il “caso Firenze”, dove il sindaco Matteo Renzi ha avallato in cambio di 80 milioni di euro pubblici (mai ricevuti?) stazione sotterranea e doppio tunnel TAV, venisse sollevato un po’ più spesso, e con adeguata documentazione, anche nel nuovo Parlamento, presso i media e in rete dalle forze culturali e politiche che dichiarano la propria netta contrarietà all’inconsulto salasso erariale TAV.