Il presidente dell’associazione ecologista toscana Idra
ringrazia il sindaco del Comune di Avigliana Carla Mattioli
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L‘associazione ecologista fiorentina Idra desidera esprimerLe, gentile sindaco Mattioli, il proprio vivo apprezzamento per le parole chiare e dignitosissime pronunciate ieri sera, nel corso della trasmissione televisiva Piazzapulita andata in onda su La7, all’indirizzo del sindaco di Firenze Matteo Renzi a proposito delle conseguenze che la TAV è destinata a provocare, in Val di Susa come a Torino come a Firenze, sull’ambiente, sulla salute dei cittadini, sull’economia locale e nazionale.
Lo stesso sindaco ‘rottamatore’ Matteo Renzi ha amato far credere ai propri concittadini per lunghi mesi, all’inizio del suo mandato, che il progetto di stazione sotterranea TAV approvato fosse talmente inaccettabile da meritare uno scontro istituzionale fra poteri locali e autorità centrali. Solo un anno fa riportava sul proprio sito web con evidente soddisfazione i titoli cubitali che la stampa locale dedicava al suo “assalto finale” contro lo scempio della stazione Foster. “Il governo dia quel miliardo alla scuola”, questo il nobile slogan. «Faccio notare al governo nazionale – sentenziava Renzi – che in tempi di crisi l’idea di investire un miliardo e rotti in questa opera, fra tunnel e stazione, che non serve a nulla non è una buona idea. L’Alta velocità a Firenze c’è già e i treni veloci qui già si fermano. Perché se hanno un miliardo di euro da buttare via in questo modo non lo mettono sulla scuola?». E ancora: «Io sono stupito dall’arroganza dell’ingegner Moretti e dei suoi collaboratori delle Fs. Ho fatto una battaglia che rivendico. [...] Non hanno capito che se io non posso fare come voglio io la stazione dell’Alta velocità, e purtroppo non la posso fare, ho un’infinità di occasioni per difendere la città di Firenze. E le userò tutte. Andrò al gruppo del Pd a spiegare le ragioni per cui opporsi alla nostra proposta è assurdo. Incaricheremo dei legali che giorno dopo giorno verificheranno la corrispondenza tra gli impegni che le Fs hanno preso e quello che fanno e ho ragione di credere che ci siano già delle discrepanze. Confermo la mia richiesta di una commissione speciale guidata da un consigliere dell’opposizione. Ma, al di là di tutto questo, non ci hanno presentato un progetto serio di collegamento tra gli ex Macelli, dove vorrebbero costruire la stazione di Foster, e Santa Maria Novella. Hanno anche l’arroganza intellettuale di considerare le opere del Mugnone compensative della stazione, ma se non facessero le opere del Mugnone non potrebbero fare nemmeno la stazione. Opere compensative di che cosa, allora? Ballano 20 milioni di euro per la città. Infine hanno l’arroganza di immaginare che ci sia una disponibilità urbanistica del Comune di Firenze. Se la sognano».
È lo stesso Matteo Renzi che il 3 agosto scorso ha consegnato la città di Firenze al mega-affare TAV. Ottenendo, in cambio di quella ‘disponibilità urbanistica’ che un anno fa veniva presentata come sogno irraggiungibile dai poteri arroganti, compensazioni che bene fanno il paio con le briciole concesse ai sindaci del Mugello 16 anni fa, quando si trattò di far ingoiare a loro e alle popolazioni amministrate una cantierizzazione TAV costata all’erario almeno 5 volte il prezzo iniziale, durata 13 anni invece che 6 e mezzo, pagata dal territorio col prosciugamento permanente di una quantità scandalosa di pozzi, sorgenti, torrenti e acquedotti, e dalle istituzioni ‘rappresentative’ con un tracollo di credibilità difficilmente colmabile. La vicinanza geografica della vergogna della tratta appenninica TAV evidentemente nulla ha insegnato, però, al sindaco di Firenze, presentatosi come alfiere dei diritti della città patrimonio dell’UNESCO e dei suoi abitanti, oltre che del buon governo della spesa pubblica. Ieri, in trasmissione, Renzi definiva ‘investimenti’ le quote colossali di denaro pubblico attinte dalle tasche delle future generazioni nell’affare TAV: ma il sindaco ‘rottamatore’ di Firenze non ha mai accettato di confrontarsi con i dati, i documenti e gli argomenti che gli hanno vanamente proposto in questi anni per lettera, con foto e dvd, i cittadini informati (e quanto!) più di lui, vedendosi sempre rifiutata un’opportunità di incontro.
Renzi ignora nei fatti le sentenze dei massimi organi di controllo contabile dello Stato.
Come quella della Corte dei conti, che denuncia il mancato rapporto tra l’entità e la durata degli investimenti e quelle dei beni acquisiti attraverso il pertinente indebitamento: “Quel che è più grave, queste operazioni pregiudicano l’equità intergenerazionale, caricando in modo sproporzionato su generazioni future (si arriva in alcuni casi al 2060) ipotetici vantaggi goduti da quelle attuali. Sotto questo profilo la vicenda in esame è considerata dalla Corte paradigmatica delle patologiche tendenze – della finanza pubblica – a scaricare sulle generazioni future oneri relativi ad investimenti, la cui eventuale utilità è beneficiata soltanto da chi li pone in essere, accrescendo il debito pubblico, in contrasto con i canoni comunitari”.
Come quelle dell’Autorità per la Vigilanza sui Contratti Pubblici, che dal 2007 denuncia il suicidio erariale scientificamente perpetrato attraverso l’architettura contrattuale della TAV, dopo averla concretamente verificata nelle sue conseguenze perniciose anche sulla tratta toscana, oltre che sulle restanti tratte nazionali. E che, ancora recentissimamente, prima degli accordi del 3 agosto 2011 per il via libera alla cantierizzazione TAV di Firenze, denuncia “la violazione dei principi di economicità e di efficacia del sistema di realizzazione“ dell’Alta velocità ferroviaria “per i Nodi ferroviari di Firenze e Bologna che hanno registrato rilevantissimi incrementi di costo e dei tempi di realizzazione, nonché iscrizione di riserve da parte delle imprese esecutrici, che hanno dato vita a contenziosi”.
Parole al vento, in mano a questa casta politica!
E meno male che, almeno ogni tanto, si riesce a dar voce in TV anche a quelle realtà, come il popolo e le amministrazioni locali della Val di Susa, che riconsegnano alla concretezza dei fatti e dei dati i miti mediatici costruiti a tavolino da un’informazione spesso distratta, accondiscendente o addirittura subalterna. Miti come quello dei ‘rottamatori’ in riva d’Arno, amanti delle procedure snelle per le ‘grandi opere’, ennesima controfigura di un ceto gravemente inadeguato ai compiti posti oggi alla politica dall’eredità di un modello di sviluppo cieco e vorace, e dallo straordinario debito sovrano che ne è derivato.
Con profonda stima,
Girolamo Dell’Olio
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