Non sono mai stati convocati in nessuna delle tre conferenze di servizi (marzo 1999 – doppio tunnel; dicembre 2003 – stazione Foster; luglio 2005 – scavalco di Castello) che hanno deciso il Nodo TAV di Firenze. Firenze ha deciso per loro: alcuni milioni di metri cubi di terra di scavo (che hanno oscillato fra i 3.800.000 iniziali e i 2.850.000 attualmente dichiarati), plausibilmente arricchiti di additivi chimici, saranno smaltiti per ‘riambientalizzare’ una parte dell’ex miniera di lignite di Santa Barbara, nel comune di Cavriglia, fuori provincia (siamo nell’Aretino). Di chi stiamo parlando? Dei sindaci dei Comuni capolinea di questo immenso trasferimento di materiali non necessariamente puliti: S. Giovanni Valdarno, Figline Valdarno e Cavriglia, appunto. Comuni le cui popolazioni, e i cui rappresentanti istituzionali, non godevano di pari diritti di cittadinanza…. Autorevolmente, lo ammise ad aprile del 2003 in un comunicato ufficiale della Regione anche l’allora assessore regionale all’Ambiente Tommaso Franci: “In occasione del procedimento nazionale di Via non furono consultati gli enti locali del Valdarno”.
Arroganza progettuale? Dilettantismo procedurale? Superficialità istituzionale?
Sta di fatto che, adesso, il nodo delle terre di scavo arriva al pettine. Col Protocollo d’intesa del 30 aprile 2008 i Comuni di S. Giovanni Valdarno, Cavriglia e Figline Valdarno hanno ottenuto su carta l’impegno ad alcune ‘compensazioni’. Ma prima di loro – ricordiamolo – altre amministrazioni locali, quelle del Mugello, avevano ottenuto in cambio di un disastro ambientale permanente, e con soldi comunque pubblici, poche briciole non sempre utili, non sempre ambientalmente sostenibili, gradevoli, non sempre realizzate a regola d’arte…
Studiando le carte che accompagnano il progetto di riambientalizzazione di Santa Barbara, Idra ha scoperto alcune novità che ha voluto sottoporre subito all’attenzione del presidente della Regione Toscana Enrico Rossi, proveniente da una importante esperienza alla guida dell’assessorato regionale alla Salute.
“In aggiunta alle criticità storiche – scrive Idra – emergono adesso nuove evidenze e problematicità. Da esse non crediamo si possa astrarre mentre ancora la massima parte della straordinaria mole di spesa pubblica e di sacrificio della città e dell’area metropolitana che deriverebbero dall’attuazione del progetto risultano oggettivamente evitabili”.
E provvede a citare fra virgolette [nostri i grassetti, ndr] alcuni passaggi dei pareri e delle relazioni che accompagnano l’iter del progetto di allocare una seconda tranche di smarino TAV (1.350.000 mc) nell’area mineraria di Santa Barbara, dopo la prima rata da 1.500.000 metri cubi (tutta ancora da scavare), destinata a realizzare la cosiddetta ‘collina schermo’.
Scrive l’Azienda USL 8 Arezzo alla Responsabile Settore Prevenzione, Igiene e Sicurezza sui Luoghi di Lavoro della Regione Toscana, il 14 marzo: “SI RILEVA dal cronoprogramma proposto che la realizzazione di due ampliamenti della collina schermo rispetto al progetto originario comporterà lo slittamento da due a sei anni del periodo necessario per il completamento dell’opera”. Può forse un simile dato passare inosservato, commenta Idra, se consideriamo i riflessi che tale cronoprogramma promette su una cantierizzazione già di per sé assai lunga e onerosa, chiamata a impegnare gran parte della città di Firenze e del suo hinterland? Aggiungono, i responsabili dell’Azienda USL 8 Arezzo: “Pertanto SI RITIENE che debbano essere rivalutate attentamente le problematicità legate al trasporto del materiale dal luogo di scavo alla sistemazione finale, al fine di realizzare ulteriori interventi di mitigazione dell’impatto acustico dei treni sulla salute della popolazione residente lungo il tracciato”. È esattamente ciò che Idra segnala da sempre, scrive il presidente dell’Associazione a Enrico Rossi, e che ha anche più volte formalizzato alla Regione Toscana (a partire dalla memoria illustrata e depositata nel corso dell’audizione presso la VI Commissione consiliare in data 4.10.’99, o dalla lettera di richiesta di chiarimenti urgenti indirizzata il 16 aprile 2003 al presidente della Giunta Regionale Claudio Martini: ovverosia: ovverosia l’evidente incompletezza del procedimento, al quale manca una Valutazione di Impatto Ambientale del trasporto degli smarini in uscita dalla città e degli inerti in ingresso in città. In altre parole: il diritto a intervenire nel procedimento sarebbe spettato, probabilmente, non solo ai Comuni-capolinea, ma anche ai Comuni di transito dei treni carichi di terra, per giunta nelle ore notturne (Fiesole, Pontassieve, Rignano, Reggello, Incisa Valdarno)!
Da parte sua, il Servizio Pianificazione Territoriale, Urbanistica, della Provincia di Arezzo, nel proprio Parere in relazione alla VIA delle opere di implementazione in oggetto, rileva fra le altre cose: “Con riferimento alla natura e alle caratteristiche dei materiali utilizzati per la realizzazione della collina schermo si evidenzia che nello studio non viene precisato in quale regime le terre e rocce da scavo derivanti dagli scavi della stazione A.V. di Firenze verranno trasportate fino alle piazzole di caratterizzazione che si intendono realizzare a Santa Barbara. Si tenga conto che la sussistenza dei requisiti previsti dal comma 1 dell’art. 186 del D.Lgs. 152/2006 per la qualificazione di tale materiale quale “terre e rocce da scavo” dovrebbe essere accertata prima della produzione delle stesse o, quantomeno, nel luogo di produzione delle stesse. Qualora venisse accertato che talune partite di materiale non risultassero idonee per il riutilizzo ai sensi dell’art. 186 del D.Lgs. 152/2006, nel caso in specie, risulterebbe come luogo di produzione il cantiere di Santa Barbara, sito che non è configurabile come deposito temporaneo del rifiuto che si originerebbe”.
Il Dirigente del servizio osserva inoltre che “dovrebbe essere precisato a quali impianti di smaltimento saranno destinati eventuali materiali che, a seguito della caratterizzazione, non risultassero idonei per l’esecuzione dell’intervento e dovranno essere trattati come rifiuto”.
Persino l’Autorità di Bacino del Fiume Arno segnala, nella propria nota che “dovrà essere rielaborato il modello geotecnico di riferimento per l’area interessata dall’ampliamento della collina schermo e dalle opere previsionali ad essa accessorie”!
“Le chiediamo – si legge al termine di questa ultima nota inviata ieri da Idra al presidente Rossi e, per conoscenza, alla Direzione Generale della Regione Toscana – di non sottovalutare l’appello che ancora una volta qui Le rivolgiamo affinché siano assicurare, in relazione al progetto di passante e stazione sotterranei AV di Firenze, quanto meno le condizioni minime
a) di informazione e trasparenza a beneficio della cittadinanza, che ne risulta tuttora sprovvista;
b) di legittimità sotto il profilo del procedimento, che ne appare per più aspetti carente;
c) di sostenibilità sul piano della tutela dell’erario e degli interessi degli operatori economici, che non sembrano in alcun modo garantiti”.