Audizione dell’associazione di volontariato Idra, ieri pomeriggio, in seduta congiunta delle Commissioni Sesta (Territorio e ambiente) e Settima (Mobilità e trasporti) del Consiglio regionale della Toscana, nella Sala del Consiglio, sul tema del progetto di sottoattraversamento AV e stazione Foster a Firenze.
“Noi non abbiamo assolutamente intenzione di convincervi delle conclusioni a cui siamo arrivati”, ha detto esordendo il portavoce di Idra Girolamo Dell’Olio, prima di illustrare l’articolata memoria, corredata da 31 allegati, consegnata dall’associazione ecologista fiorentina ai commissari. “A noi basterebbe che condividessimo una metodologia. Quello che vi chiediamo esplicitamente alla fine di questo documento è di impegnare la Giunta regionale a verificare che per la TAV a Firenze tutta una serie di passaggi, tutta una serie di procedure ‘di serietà’, siano state adempiute. Dall’analisi dei documenti che noi vi consegniamo ricaviamo, sì, alcune conclusioni. Ma questo riguarda al seconda parte delle richieste che vi formuliamo. E cioè che, qualora poi si arrivasse anche da parte vostra a determinare che mancano, al progetto di sottoattraversamento AV e di stazione Foster a Firenze, alcuni prerequisiti di decenza progettuale, trasportistica ed economica (ripeto, decenza: e cioè rispondenza agli elementi del vivere civile), qualora anche la Giunta arrivasse a questa determinazione, allora ci sarebbe da aprire un nuovo percorso, che proponiamo sia celere, delimitato nel tempo, secondo procedure che sono state sperimentate con successo in Francia (il débat publique, o “dibattito pubblico”), e in maniera ridotta – ma già con qualche successo per voce degli stessi comitati cittadini – a Genova, e che potrebbero essere utilmente applicate anche qui. Quello su cui noi vi invitiamo e a riflettere è la natura e la credibilità di questi documenti, e quindi la (forse)opportunità di riconsiderare la congruità del progetto alla luce della verifica delle condizioni di decenza menzionate”.
“Il nostro auspicio – ha concluso Dell’Olio – è che questo nostro incontro di oggi possa avere un effetto preventivo”. Nella memoria consegnata infatti si legge: “Oggi, a fronte di un procedimento penale che ha individuato la presenza di reati cospicui nell’affaire TAV e ha comminato in primo grado pene esemplarmente severe, e a fronte delle indagini che la stessa Corte dei conti sta perfezionando a carico di amministratori e dirigenti centrali e locali, ai quali si contesta un danno erariale di centinaia di milioni di euro, si assiste da anni alla dismissione persino di quei magri presìdi di monitoraggio e di controllo previsti dagli accordi del ’95 e già accusati di grave insufficienza nel 2000 dal Consiglio regionale toscano. Scaduto a marzo 2007 e prorogato ope legis di 45 giorni, da maggio 2007 nessun Osservatorio Ambientale Nazionale è operativo sulla tratta appenninica TAV, benché da dicembre 2009 la linea sia in esercizio. Il ruolo di supporto tecnico svolto – con tutte le note difficoltà – dall’ARPAT non è più coperto da nessuno. Chi ha subìto danni permanenti alle sorgenti, ai pozzi, alle attività agricole e zootecniche, non dispone più neppure della certificazione della permanenza di quei danni. Anche le prime risorse per i cosiddetti ripristini ambientali (comunque a spese del contribuente) pomposamente annunciate a luglio del 2002 non sono state ancora del tutto erogate, e mancano all’appello tutte quelle aggiuntive stimate necessarie a rammendare i danni successivi alla sigla dell’Addendum del 2002. La Regione Toscana ha fatto recentemente ricorso al TAR del Lazio, dopo che una diffida all’indirizzo dei Ministeri e di FS non aveva sortito alcun effetto. Qualsiasi sarà l’esito di questa vertenza legale, tuttavia, è evidente che quella materiale, sul corpo vivo del territorio e dei suoi abitanti, è clamorosamente perduta”.
Secondo Idra, “siamo dunque davanti a un apparente paradosso: l’abbandono delle tutele e delle garanzie proprio mentre se ne palesa l’insufficienza. Una sgradevole forma di arroganza istituzionale che fa strada al fondato sospetto che agli occhi dei decisori appaiano prioritari gli interessi delle lobby dei progetti e dei cantieri, rispetto alla salute dei cittadini e dei lavoratori, all’equilibrio e alla tutela dei beni ambientali, alla prosperità delle economie locali”. Se aggiungiamo a queste premesse la mole di criticità che caratterizzano il progetto di cantierizzazione della città “patrimonio del mondo”, si comprende come l’inquietudine e la diffidenza dei cittadini fiorentini nei confronti di questa cosiddetta ‘grande opera’ siano più che fondate. Per giunta, anche l’Osservatorio Ambientale per il Nodo AV è in scadenza. E a Firenze, città d’arte densamente popolata e già in sofferenza sul piano del diritto alla salute e all’ambiente, non si è inteso allestire neppure uno strumento minimo di tutela analogo a quello organizzato dal ’95 in Mugello, l’Osservatorio Ambientale Locale, uno sportello di aiuto ai cittadini e agli operatori economici, sostenuto da competenze tecniche e scientifiche ragguardevoli, che per un verso hanno alleviato almeno in parte le sofferenze della cittadinanza, per un altro hanno costituito una banca dati risultata poi preziosa ai fini delle indagini della Procura della Repubblica di Firenze quando si è reso necessario istruire un procedimento penale a carico dei costruttori dell’opera.