Sorpresa dall’avvenuta conferma dell’architettura finanziaria fondata sul general contractor per un’opera così costosa come la TAV, l’associazione Idra, parte civile nel procedimento penale a carico dei costruttori della TAV Bologna-Firenze presso il Tribunale di Firenze, scrive ai ministro Brunetta e Sacconi e al presidente della Regione Veneto Galan in merito alle recenti dichiarazioni sulla tratta dell’Alta velocità-Alta capacità ferroviaria tra Milano, Venezia e Trieste del cosiddetto Corridoio 5: “Dal nostro osservatorio fiorentino siamo in grado di documentare lo scempio di risorse naturali attestato dalla cronistoria del progetto TAV fra Bologna e Firenze (ancora incompiuto, peraltro, dopo tredici anni dall’inizio della sua cantierizzazione, nonostante che l’avvio dell’esercizio fosse stato annunciato per il 2003…). Ma siamo soprattutto in grado di citare fra virgolette quanto l’Autorità per la Vigilanza sui Contratti Pubblici e la Corte dei Conti hanno verificato, dopo specifiche e puntigliose istruttorie svolte proprio sulla TAV e sul ruolo giocato dalla figura ‘innovativa’ (?) del general contractor, risuscitato sul tratto Verona-Padova, come leggiamo, con Vostra apparente soddisfazione”.
E qui Idra riporta il dato che deriva dalla propria esperienza quindicennale di monitoraggio delle cantierizzazioni TAV: “L’architettura contrattuale, il modello finanziario e il conseguente depotenziamento dei controlli – attraverso la figura del cosiddetto general contractor – hanno permesso di dilapidare ingenti risorse pubbliche. Nella sua “Indagine relativa agli interventi gestiti da TAV S.p.A.”, l’Autorità per la Vigilanza sui Contratti Pubblici attesta che questi risultano caratterizzati da “gravi infrazioni ai principi della libera concorrenza e della non discriminazione” e che “hanno subìto, in corso di esecuzione, notevoli incrementi di costo e del tempo di realizzazione (…) sia per effetto di un gran numero di perizie di variante, sia per riserve avanzate dal General Contractor”, grazie anche a convenzioni “stipulate senza riferimento ad un’adeguata progettazione”, che “non hanno posto a carico del General Contractor alcun rischio effettivo”, mentre persino “i progetti esecutivi hanno spesso mostrato un livello carente di approfondimento””.
Nella nota ai ministri e al presidente Galan Idra aggiunge: “Effetti che la Corte dei Conti ha stigmatizzato in questi termini: “Quel che è più grave, queste operazioni pregiudicano l’equità intergenerazionale, caricando in modo sproporzionato su generazioni future (si arriva in alcuni casi al 2060) ipotetici vantaggi goduti da quelle attuali. Sotto questo profilo la vicenda in esame è considerata dalla Corte paradigmatica delle patologiche tendenze – della finanza pubblica – a scaricare sulle generazioni future oneri relativi ad investimenti, la cui eventuale utilità è beneficiata soltanto da chi li pone in essere, accrescendo il debito pubblico, in contrasto con i canoni comunitari””.
Così conclude la lettera di Idra: “Non parrebbe, dalle dichiarazioni che Vi sono attribuite, che gli ammonimenti dell’una (Autorità) e dell’altra (Corte) siano stati adeguatamente recepiti. Non riusciamo altrimenti a comprendere come si possa annunciare come un successo il reiterarsi di una scelta, quella del general contractor, dimostratasi così infausta per le casse pubbliche, proprio mentre il nostro Paese – nel mezzo di una importante crisi economica globale – si consolida ai primi posti al mondo per il debito pubblico. Così come non riusciamo a comprendere come il Presidente della Regione del Veneto possa definire una “buona sorpresa” questa “buonissima notizia”, e ringraziare il Governo per non aver perso di vista “una questione assolutamente prioritaria per lo sviluppo economico del nostro Paese”.
L’associazione ecologista fiorentina lascia però la porta aperta alla speranza: “Ma forse noi ci sbagliamo. Forse invece le inquietanti e dettagliate relazioni della Corte dei Conti e dell’Autorità per la Vigilanza sono superate da provvedimenti del Governo, del Parlamento o della Regione del Veneto che in questo momento ci sfuggono. Saremmo i primi a felicitarcene. Ecco perché Vi chiediamo un cortese riscontro a questa nostra, affinché la nostra Associazione di volontariato, che ha fra i propri fini statutari l’informazione ambientale e il bene comune, possa contribuire a far conoscere attraverso il proprio sito web e opportune comunicazioni ai media lo stato dell’arte in materia”.